Autore

Dietro il filo spinato

Autore Vitoronzo Pastore

72 copertinaCirca 600 pagine di TESTIMONIANZE e DOCUMENTI, molti dei quali inediti , PRIGIONIERI militari italiani della provincia di Bari, della SECONDA GUERRA MONDIALE

I prigionieri presenti nel volume sono dei Comuni:
Acquaviva delle Fonti, Adelfia, Alberobello, Altamura, Andria, Bari, Barletta, Bisceglie, Bitetto, Bitonto, Bitritto, Canosa, Capurso, Casamassima, Carbonara, Cassano delle Murge, Castellana Grotte, Conversano, Corato, Gioia del Colle, Giovinazzo, Gravina di Puglia, Grumo Appula, Locorotondo, Minervino Murge, Modugno, Molfetta, Monopoli, Noci, Noicattaro, Palo del Colle, Palombaio, Putignano, Rutigliano, Ruvo di Puglia, Sammichele di Bari, Sannicandro, Santeramo, Spinazzola, Terlizzi, Toritto, Trani, Triggiano, Turi, Valenzano.

Il ricavato della vendita del libro è stato devoluto all’ A.N.G.S.A., Centro E. Micheli di Bari (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)

L’appassionata e lodevole iniziativa di Vitoronzo Pastore, quella di pubblicare il suo archivio dei documenti militari dei prigionieri italiani della 2ª Guerra Mondiale, in maggior parte dei ragazzi della classe 1920 della provincia di Bari, vittime dei tedeschi ma anche e soprattutto degli Alleati, mi ha fatto tornare alla mente la singolare indagine di polizia giudiziaria che ho esperito d’iniziativa nel 1997 e successivamente con laDirezione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze e che consentì il recupero di cinque eccezionali dipinti “macchiaioli” scomparsi nel1944 da Firenze.

Nel corso della preparazione della mostra “I Macchiaioli, nuovi contributi”, assieme all’amico e maestro gallerista Piero Pananti in Piazza Santa Croce, all’esimio Professore Dario Durbé ed al prof. Vittorio Quercioli, trovai riscontro che nella città di Dunedin (New Zeland) presso la Public Art Gallery erano conservati cinque dipinti macchiaioli praticamente inediti ed attribuiti a giganti dell’arte moderna italiana:Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani.

Mentre il Piero procedeva a richiedere il prestito delle opere alla Dunedin Public Art Gallery e ad espletare le pratiche amministrativa del prestito ed assicurativa, eseguii attentericerche presso varie banche dati, tra cui quella delle opere da ricercare delComando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, ed infi ne negli archivi dei Ministeri degliAffari Esteri e per i Beni Culturali e Ambientali. Esaminai anche il prezioso volumeedito proprio dai due Ministeri dal titolo “L’opera da ritrovare.

Repertorio del Patrimonio Artistico Italiano disperso all’epoca della seconda Guerra Mondiale”. (Roma 1995, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato). (Questo catalogo rappresenta un prezioso strumento di lavoro, contenente tuttii dati disponibili sulle opere d’arte trafugate durante il secondo confl itto mondialeed è la sintesi del lavoro operato dalla Delegazione Italiana per le Restituzioni instretta collaborazione con il Comando Alleato del Mediterraneo.

Attività iniziata nel periodo bellico e proseguita soprattutto dopo l’8 settembre 1943. Nel successivo aprile 1946 il Governo Italiano trasformò il Servizio di Protezione Clandestino inUffi cio per il Recupero delle opere d’arte, compreso il materiale librario ed archivistico.

Dalla fusione di tale Ufficio con la Missione per le Restituzioni accreditata presso il Governo Militare Alleato nacque la Delegazione per le Restituzioni con la funzione di concorrere all’attuazione dell’accordo De Gasperi-Adenauer del 1953 eapplicare l’art.77 del Trattato di Pace che permette di chiedere la restituzione delle opere d’arte asportate dall’Italia, anche prima dell’8 settembre 1943.

Il capo della Delegazione fu il Ministro Plenipotenziario Rodolfo Siviero, mitica figura dell’ Italia Repubblicana del periodo post-bellico, al quale dobbiamo riconoscere l’infaticabile e nobile lavoro che ha consentito il rimpatrio di una grandissima quantità di ognigenere di Beni Culturali di inestimabile valore. E sempre grazie a Siviero ed ai suoi collaboratori abbiamo potuto disporre della preziosa documentazione che ha permesso la pubblicazione del volume in questione.

Fatto rilevante è che tutti gli eventi

8- furti e sottrazioni – sono attribuiti al saccheggio operato dalle truppe tedesche e dalle orde naziste). Con autentica sorpresa accertai che al nr. 593 del catalogo anzidetto si ricercava un dipinto attribuito al maestro Silvestro Lega (1826-1895) dal titolo “Fanciulla checuce”, olio su tela 33 x 24, Firenze Collezione Augusto Vitta. Dipinto firmato. Collezione Successiva San Martino a’ Cozzi, frazione di San Donato in Poggio, comune di Tavarnelle Val di Pesa (Firenze) signor Limi.

Si leggeva ancora che l’opera era stata trafugata dalle truppe naziste dall’abitazione del signor Limi che l’aveva in deposito, nella primavera del 1944. Ai numeri 537, 564, 617 e 618 del medesimo catalogo, si ricercavano anche i dipinti di Odoardo Borrani “Giovane donna che culla il bambino”, di Giovanni Fattori “Cavalleggero con due cavalli”, diTelemaco Signorini “La bottega del fornaio a Settignano” e “Casa fra gli alberi in strada campestre”.

Tutti e cinque i dipinti erano in possesso del Museo Pubblico neozelandese di Dunedin e tutti rivenienti dalla collezione fi orentina di Augusto Vitta ed asportati dal podere di cui era affi datario il signor Limi in Tavarnelle Val di Pesa nel 1944 dainazisti.

Gli accertamenti storico-artistici, documentari, anagrafi ci, archivistici e dipolizia giudiziaria immediatamente eseguiti consentirono di accertare che le opere erano di proprietà del Presidente della Comunità Israelitica fi orentina prof. Augusto Vitta che, dopo l’approvazione delle leggi razziali, cercò di porre in salvo la sua famigliaed i suoi beni.

Nascose in un ripostiglio murato nel suo podere di San Martino a Cozzi, affidandone la vigilanza al signor Limi che svolgeva le mansioni di fattore,una cassa in cui erano stipati beni preziosi e trentadue dipinti macchiaioli, di cui trai più importanti non ancora ritrovati ci sono due attribuiti a Silvestro Lega registratiai numeri 595 “Paesaggio” e 596 “Signora vestita di nero” del summenzionato catalogo; altri quattro di Giovanni Fattori registrati ai nr.i 558 “Alberi”, 560 “Cavallosellato”, 561 “Casa di campagna fra alberi” e 563 “Scena di cavalleria”; altri tre di Telemaco Signorini registrati ai nr.i 619 “Donna bionda con giubbetto rosso”, 623“

La colonna di Santa Trinità con scorcio di strada”, 626 “Strada di Villaggio toscano”.La cassa ed il suo contenuto risultava completamente asportata ad opera dei nazisti, come afferma il catalogo.

Non sono state, però, rinvenute testimonianze necessarie a corroborare l’azione nefasta dei tedeschi nel podere di Tavarnelle.

E però da quella località risulta che siano passati non solo essi, per attestarsi successivamente sulla Linea Gotica lungo la dorsale appenninica delle provincie di Massa, Lucca e Pistoia, ma anche, subito dopo, gli Alleati (americani e truppe inglesi con reparti diderivazione australe ed asiatica) provenienti da Siena seguendo la direttrice nord perraggiungere e attaccare i tedeschi. Durante le indagini questi dati, rapportati al rinvenimento dei dipinti in Nuova Zelanda, facevano ipotizzare il reato di ricettazione a carico del museo di Dunedin, anche per tentare di ricostruirne a ritroso la provenienza.

A determinarne la migrazione dall’ Italia fu un uffi ciale neozelandese Arthur Harris Fraser, che si arruolò volontario nelle truppe inglesi durante la seconda guerra mondiale. Fu per un certo pe9riodo in Italia e di stanza in Toscana. Cultore d’arte e pittore dilettante, si interessò alpatrimonio artistico di quella regione e nel dicembre 1943, mentre si trovava a Siena, acquistò dalla ditta Lombardi una ceramica che inviò con il servizio postale militare degli Alleati ai propri familiari a Dunedin, come testimonia un biglietto di auguri acquisito agli atti giudiziari. Ed è probabile che, qualche mese dopo, l’uffi ciale abbiaseguito le stesse modalità per i cinque dipinti. Nel 1994, a vent’anni dalla morte delFraser, gli eredi vendettero i quadri al museo alla Dunedin Public Art Gallery.

Durante le indagini fu acquisita anche la denuncia di furto che nel 1946 aveva sporto il fratello di Augusto, Edoardo Vitta che parlò sì di nazisti, ma che avvalorava anche e molto l’ipotesi di un’azione delittuosa commessa dalle truppe alleate oda “gente di Poggibonsi” o in collaborazione tra essi. Il caso giuridico avvalorava sempre più l’ipotesi di una ricettazione delle opere e se ne disponeva il sequestro con affidamento in custodia giudiziaria al Piero Pananti per consentirgli di esporle ugualmente nella mostra “I Macchiaioli, nuovi contributi”, Galleria Pananti PiazzaSanta Croce in Firenze dal 04/10/1997 al 06/01/1998, riscuotendo un grande successo di pubblico.

Conseguentemente, accertato il decesso del Fraser e verifi cata l’inconsistenza delle responsabilità penali a carico della Dunedin Public Art Gallery a causa dellasso di tempo trascorso, la querelle giudiziaria nel 1998 passava nelle competenze del Tribunale Civile di Firenze, ove gli eredi Vitta ne reclamavano la proprietà.

La vicenda si concludeva con un accordo bipartisan con cui la Dunedin Public Art Gallery restituiva agli eredi Vitta un quadro del Signorini “La bottega del fornaio a Settignano” ed il bellissimo dipinto del Borrani “Giovane donna che culla il bambino”.

Come da tradizione ebraica, le due opere venivano immediatamente messe all’asta presso la Farsetti Arte di Prato, ove il 13/11/1999 raggiungevano quotazioni record per l’epoca:

il primo fu venduto per 260 milioni di lire ed il secondo per ben 395 milioni di lire! Tutto ciò per dire che cosa? Che anche gli Alleati hanno commesso crimini eabusi contro gli italiani ed il Patrimonio Culturale Italiano ed il certosino lavoro di Vitoronzo Pastore getta una nuova luce su fatti ed episodi volutamente sottaciuti o non adeguatamente divulgati per non infastidire i vincitori.

Ma la Verità ha sempre il sopravvento.

Cap. Michele Miulli

Esperto d’arte e specializzato nella Tutela del patrimonio artistico

Editore SUMA (2011)

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