Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Casamassima

STAMMLAGER L’INCUBO DELLA MEMORIA di Italo Interesse – Vitoronzo Pastore

Stammlager, l’incubo della memoria

Ha del commovente la missione abbracciata una quindicina d’anni dal nostro Vitoronzo Pastore (è di Casamassima). E’ dal 2004 che questo tenace ricercatore di testimonianze dei conflitti mondiali setaccia archivi, raccoglie materiale in Rete o sulle bancarelle, contatta reduci, famigliari e Associazioni degli stessi. Il suo ultimo lavoro ha per oggetto gli internati militari italiani nei campi di concentramento e di lavoro nazisti. ‘Stammlager, l’incubo della memoria’ è opera monumentale che si sviluppa nell’arco di 1728 pagine, illustratissime e distribuite in tre tomi. L’opera solleva subito un interrogativo : Perché tanto sfiancarsi a cercare e raccogliere notizie se per ragioni anagrafiche il numero delle persone che possono appassionarsi a queste cose è in contrazione? La risposta è a pagina 5 del primo volume, dove si inneggia a valori come libertà, democrazia, pace, giustizia e diritti umani, affinché i giovani d’oggi evolvano “in fautori di una rinnovata Resistenza contro le ingiustizie del mondo”. Messa così, l’ultima fatica di Pastore non ha età. Un lavoro, dicevamo prima, di dimensioni imponenti. Incute rispetto l’idea dello sforzo necessario al reperimento di tanto materiale. Perché qui non si tratta di roba trovata in Rete e assemblata con quell’algido lavoro di copia-incolla in cui son bravi tutti. Qui c’è passione, una passione viscerale e invincibile. E’ soprattutto l’enormità del materiale fotografico ad impressionare. Ci sono immagini in ‘Stammlager…’ che non si dimenticano. Non che i contenuti della tanta corrispondenza qui acclusa siano da meno quanto a impatto emotivo. Ma se la parola richiede il suo tempo per produrre gli effetti di cui è capace, l’immagine raggiunge il cuore a velocità incomparabilmente superiore. E prigionieri cenciosi in fila per la distribuzione di pane scadente, scheletri rinvenuti in una fossa comune o prigionieri intenti ad srotolare ‘balle’ di filo spinato sono cose che piovono in viso con la grazia di una nerbata. Pastore non si limita a raccogliere racconti e tracce lasciate da internati pugliesi. La tragedia di soldati lombardi, abruzzesi, calabresi, piemontesi e d’altre parti d’Italia qui trova altrettanto spazio. E ancora spazio è riservato persino a chi destinato all’internamento nazista non ne conobbe l’infermo per il semplice motivo che in Germania non giunse mai. Non si è mai potuto stabilire il numero esatto e comunque altissimo delle migliaia di soldati italiani morti fra l’eccidio di Cefalonia e l’affondamento delle navi che dalle isole del Dodecanneso li stavano trasferendo in Grecia. Il lavoro di Pastore – pietoso quanto il gesto di Lucia Pisapia, la donna di Cava dei Tirreni la quale finita la seconda guerra mondiale si prodigò a raccogliere i resti mortali di circa mille soldati di ogni bandiera, cosa per la quale venne insignita della massima onorificenza dal governo italiano e da quello tedesco – restituisce coraggio, infonde fiducia. Pur contraddittoria e malandata, l’umanità è ancora viva.

Italo Interesse

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