Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Casamassima

8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA – Vitoronzo Pastore

Suor MARIA MASSARO

Santa Giovanna Antida Thouret venerata dalle suore della Carità

Casamassima ricorda tutti, vicini e lontani

Ricerche e collaborazioni mi hanno portato a Napoli, col prossimo viaggio spero di tornare con immagini e la storia  della nostra concittadina Maria MASSARO, suora della Carità, classe 1887, nata da Giovanni e da Stella  Ceo, operatrice ospedaliera presso l’Ospedale Militare di Napoli. Venne insignita della Croce al Valore Militare con la seguente motivazione:

Suora addetta al reparto di chirurgia di ospedale militare, coronava un quarantennio di operosità prestato nell’amorevole assistenza degli ammalati, moltiplicandosi nell’assistenza di feriti durante giornate di lotta contro le violenze di truppe di occupazione tedesche.

Napoli, settembre 1943. D. L. del 22 febbraio 1945. B. U. 1° semestre 1945 pagina 821

MARIA PLOZNER MENTIL

Nacque  nel 1884 a Timau, frazione del comune di Paluzza, Udine, morì nel 1916

Nella prima guerra mondiale furono migliaia le donne usate al fronte per potare ordini, armi, vivande, biancherie a lavare e poi quelle lavate. Un avanti e indietro faticoso e spesso mortale. Come successe poi nel mondo partigiano durante la seconda guerra mondiale, chi non ricorda lo splendido film “L’Agnese va a morire”? Durante il primo conflitto eroica è la figura di Maria Plozner Mentil. Fu una portatrice carnica, unica donna cui verrà dedicata una Caserma per ricordare il suo eroismo.

Le portatrici

Dopo che il marito fu mandato a combattere sul Carso, si ritrovò sola a mantenere i suoi quattro figli mentre le montagne che circondano il suo paesino, Timau, erano trasformate in campi di battaglia. Qui erano dislocati 31 battaglioni, la Carnia aveva un’importanza strategica nel quadro generale del fronte, in quanto rappresentava l’anello di congiunzione tra le Armate schierate in Cadore alla sinistra, e quelle delle Prealpi Giulie e Carso sulla destra. Come molte altre donne del luogo si trovò a rispondere all’appello fatto dell’esercito italiano che cercava dei volontari per trasportare i rifornimenti dalle retrovie alla prima linea ed era disposto per questo a pagare qualche lira, necessaria a queste donne per mantenere la famiglia.

Erano dotate di un apposito bracciale rosso con stampato il numero del reparto da cui dipendevano. Il carico dei rifornimenti da portare alle prime linee, sui 30-40 kg e anche più. L’età variava da quindici a sessant’anni, e nelle emergenze, venivano affiancate anche da vecchi e bambini. Se necessario, venivano chiamate ad ogni ora del giorno e della notte. Ricevettero il compenso di una lira e cinquanta centesimi a viaggio, equivalenti a circa 3 euro di oggi. Così nacquero le portatrici carniche che con le loro pesanti gerle (riempite con vettovaglie, armi e munizioni) ogni giorno salivano a piedi lungo i versanti del Pal Piccolo, Pal Grande, Freikofel, Cima Avostanis e Passo Pramosio. Il loro motto era: “Anin, senò chei biadaz ai murin encje di fan”, “Andiamo, altrimenti quei poveretti muoiono anche di fame”.

Il 15 febbraio Maria venne colpita a morte da un cecchino austriaco, appostato a circa 300 metri, a Malpasso di Pramosio, sopra Timau. Era stata colpita mentre assieme alla sua inseparabile amica Rosalia di Cleulis, si concedeva un piccolo riposo dopo aver scaricato la gerla da un pesante carico di munizioni. Aveva solo 32 anni e spirò la stessa notte nell’ospedale da campo di Paluzza. Ricordare queste donne è un dovere perché ancora oggi quando si parla di guerra si ricordano gli eroi, i maschi, non loro, eroine capaci di morire per far vivere i propri figli in nome di una Madrepatria incredibilmente avara verso loro.

https://www.dlf.it/cultura-e-spettacolo/1688-oh-uomo-quale-grande-guerra.html

 

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