Casamassima nella Grande Guerra

CASAMASSIMA – UNA AGITATA VITA DA TALPE – Vitoronzo Pastore

Una “agitata vita da talpe”

 

Nel suo ‘Casamassima nella Grande Guerra’ (SUMA Editore), Vitoronzo Pastore ha raccolto anche corrispondenze dal fronte.

La guerra di trincea visse il suo apice nel primo conflitto mondiale. Si moriva in trincea altrettanto che balzandone fuori per andare all’assalto delle postazioni nemiche. L’incubo dei cecchini, i topi e le pulci, il rancio freddo, l’igiene trascurata per forza di cose e l’attesa del combattimento acuivano i disagi della pioggia, della neve, del vento, del freddo, dell’umido o del caldo. Non era difficile ammalarsi o perdere la ragione. Unici sollievi a quel logorio erano un sorso di grappa, il suono dell’armonica e, soprattutto, l’occorrente per scrivere. In quei cinque luttuosi anni sono state scritte e spedite decine di milioni di lettere. Vitoronzo  Pastore,  ne ha raccolte molte nel corso delle sue ricerche. Il suo ultimo libro ‘Casamassima nella Grande Guerra’ (SUMA Editore) ne riporta alcune. Particolarmente significativo è il carteggio intrattenuto dal Tenente Guido Piccaglia (7^ compagnia del 38° Battaglione Bersaglieri dell’8° Reggimento) con la sua famiglia. Tale carteggio riguarda l’ultimo anno di guerra, di cui copre il periodo 15 aprile – 13 agosto. Piccaglia si dà coraggio, il pericolo è nell’aria, presenza costante e ossessiva. Al di là della trincea, in fondo alla terra di nessuno disseminata di cadaveri, buche da bombe, macerie e schegge di granate, si allungano “le invisibili linee nemiche”. Poi arriva il momento dello scontro, ma l’orrore spegne la parola : “Non racconto nulla delle battaglie vissute per cinque giorni… scriverò una lettera appena i miei nervi ancora un po’ scossi me lo permetteranno”. “Qui è un bel caos”, “si sta in baracca, sottoterra” a condurre una “agitata vita da talpe” mentre “piove desolatamente e intensamente”. Lo stesso, “contro pioggia, influenza e malaria finora si tiene duro”. E’ l’umido il maggiore tormento: “si sguazza nell’acqua da mattino a sera e ho tutto umido e la notte mi gocciola la pioggia sulla faccia nel mio baracchino”. E l’umido, si sa, è amico delle zanzare: “si vive negli asciugamani per non essere mangiati dalle zanzare”. Qualche rara volta una sorte benigna riserba lussi inattesi: “ieri dormii fra due lenzuoli!”. Ma la regola è disagi e privazioni. E allora ci si aggrappa ai famigliari. Un pacco da casa è conforto, qualche volta è salvezza. Al fronte si può avere bisogno di tutto: “Se potete ora spedirmi un pacco,  mi raccomando metteteci parecchio  sapone, calze, quaderni matite, qualche libricino, aghi, filo, bottone… fasce e calze di cotone forti, lucido, stringhe e, se si può, carta da lettera”. Poi, forse preoccupato d’ avere infuso ansia ulteriore a parenti già in ambascia, il nostro Tenente, anche a costo d’una pietosa bugia, si sente in dovere di rassicurare tutti confermando  di stare “sempre bene e in ottima salute… io sono vivo tutt’ora attraverso varie peripezie e speriamo che continui. Pensate solo ad appoggiarci per la vittoria completa. Bacioni a tutti”.

Italo Interesse

CASAMASSIMA NELLA GRANDE GUERRA – Vitoronzo Pastore

CASAMASSIMESI NELLA GRANDE GUERRA – Vitoronzo Patore

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