I.M.I. Internati Militari Italiani

I. M. I. Il Maggiore e la condizione kafkiana – Vitoronzo Pastore

  I TEUTONICI TEDESCHI E LA SUDDITANZA PSICOLOGICA

Le memorie del Tenente Colonnello Michele Abbadessa, nativo di Bitonto (classe 1898) costituiscono un capitolo a parte di ‘Stammlager – l’incubo della memoria’ (Suma Editore). un’opera monumentale che reca la firma di Vitoronzo Pastore, uno studioso di Casamassima il quale da molti anni si è consacrato al dramma patito dai soldati italiani durante il secondo conflitto mondiale. Abbadessa, questo militare bitontino riuscì a tenere in vita un diario anche nei giorni di prigionia susseguenti all’8 settembre.

Fra le tantissime cose il Nostro vi racconta l’inspiegabile caso di Alfredo Trombetta, un maggiore di fanteria internato al Campo di Norimberga. Un giorno quest’ufficiale viene chiamato dal Comando tedesco. Trombetta si presenta e senza che gli venga contestato alcunché, si ritrova in cella. Perché? domanda l’internato. “Lo sapete”, gli viene risposto. Ma il Maggiore non sa niente.

Qualcosa però viene a saperla il Generale Vox, Comandante degli internati italiani, quando si reca a chiedere ragione della sparizione di Trombetta. Il Maggiore è stato condannato a morte, si sente dire. Quanto al perché, “lo sa lui”. Gli italiani sollecitano l’inviato di Anfuso, l’Ambasciatore della RSI a Berlino, che periodicamente si reca a far visita ai suoi connazionali prigionieri. L’inviato incontra Trombetta e davanti al suo non farsi capace di questa carcerazione, incorre in una gaffe imperdonabile per un diplomatico : “Ma come, non sapete che siete stato condannato a morte?…

Figurarsi la costernazione del povero Trombetta. Il goffo inviato cerca di metterci una pezza mettendo per iscritto l’energica protesta del Maggiore e promette di interessare Anfuso. Il fascicolo arriva sulla scrivania di Anfuso, l’ambasciatore si interessa veramente al caso?… Per quaranta giorni Trombetta attende invano che gli venga formulata un’accusa, che lo si conduca davanti ad una corte. Una condizione decisamente kafkiana. Poi un pomeriggio, a sorpresa, egli riceve la visita del colonnello tedesco Kuhne, comandante del Campo. Il prigioniero ha un tuffo al cuore : è venuto il momento?… Niente affatto. Kuhne è venuto a congratularsi con lui per essere stato completamente assolto dall’imputazione poiché nulla è emerso a suo carico. Alfredo Trombetta è libero. Sollevato e incredulo torna alla baracca dove viene accolto trionfalmente. Ma il capo d’imputazione?… Né il diretto interessato, né altri, anche a guerra finita, conobbero il motivo di quell’accusa oscura, di quella carcerazione immotivata…. Guardando le cose con distacco, tutto appare chiaro : Un bieco scherzo dei tedeschi per punire ancora gli italiani traditori, per tenerli sulle spine, in una condizione di costante sudditanza psicologica.

Italo Interesse

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