I.M.I. Internati Militari Italiani

I.M.I. INTERNARI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG XVII B – Vitoronzo Pastore

Stammlager XVII B

Dopo che la Germania invase e occupò l’Austria nel 1938, un battaglione di fanteria motorizzata tedesca si dislocò vicinanze di Gneixendorf (Krems, in Austria). Essi costruirono il Dulag K (Campo di concentramento). Per ampliare il Dulag K, i Tedeschi confiscarono nelle vicinanze terreni da molti proprietari di case e di agricoltori. Subito dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale nel settembre 1939, centinaia di soldati polacchi catturati furono inviati a questo nuovo campo costituito di solo tende.

I Polacchi furono costretti a costruire strutture permanenti. Il campo crebbe rapidamente: da un paio di tende per un grande campo di prigionia, denominato Stalag XVII B, si passò a edifici in cemento per gli ufficiali e guardie tedesche e di 40 grandi baracche di legno per i prigionieri. Dopo l’invasione tedesca e l’occupazione della Francia, Belgio Olanda dal 1940 fino alla fine della guerra, la maggior parte dei prigionieri dello Stalag  erano soldati francesi e belgi. I Serbi e i Sovietici iniziarono ad arrivare alla fine del 1941, dopo l’invasione dei Balcani e dell’Unione Sovietica. Americani, Inglesi e Italiani si aggiunsero alla fine di settembre 1943. La zona nord-est dello Stalag venne circoscritta per ospitare gli ufficiali americani, rinominato Stalag Luft XVII B. Slovacchi e Rumeni  arrivarono ​​a metà del 1944. Dei circa 10.000 soldati tedeschi di stanza allo Stalag XVII B, i 2/3 furono adibiti alla guardia degli Stalag e dei campi di lavoro del XVII Distretto. La popolazione dei prigionieri nello Stalag crebbe rapidamente, fino circa 40.000, e altri 60.000 al di fuori del campo vennero assegnati ai Arbeitskommando, gruppi di prigionieri messi al lavoro per fornire manodopera per le aziende agricole vicine, le fabbriche e le imprese.

Lo Stalag diventò rapidamente il più grande campo di prigionia in Austria di tutti gli altri disseminati nel centro Europa. Contenne più prigionieri di quanto previsto e divenne, ben presto, così sovraffollato che molti di essi dovevano dormire nei bagni e in qualsiasi spazio libero.

Nell’estate del 1943, migliaia di prigionieri russi della zona nord-orientale del campo vennero trasferiti in altri campi dell’Austria. Lo Stalag Luft XVII B sarebbe stato adibito agli aviatori americani catturati nel mese di ottobre. Il numero di questi prigionieri crebbe rapidamente fino a circa 4.400, mantenendosi fino alla fine della guerra. Il loro arrivo causò notevoli problemi agli ufficiali e alle guardie tedesche. Tutto il campo era sotto il comando e il controllo di ufficiali e guardie della Wehrmacht (esercito tedesco); la parte contenete  i prigionieri americani venne posta sotto il comando e il controllo degli ufficiali e delle guardie della Luftwaffe (German Air Force). Questa separazione di comando e controllo divenne ben presto una costante fonte di attrito tra i funzionari tedeschi e le guardie della Wehrmacht e della Luftwaffe. La situazione cambiò alla fine del 1944, quando Hitler ordinò alla SS e alla Gestapo di prendere il controllo di tutto lo Stalag.
Dopo il fallito tentativo di uccidere Hitler nel luglio del 1944, le condizioni di trattamento e di vita di tutti i prigionieri considerevolmente peggiorò in tutti gli Stalag. Fino ad allora, i prigionieri in genere,  usufruivano di un giorno di riposo a settimana, ma dopo la fine del 1944, nella migliore delle ipotesi, fu concesso un giorno di riposo ogni 3 o 4 settimane. La libertà di movimento dei prigionieri divenne fortemente limitata.

Subito dopo che le SS presero il controllo degli Stalag e i rispettivi campi di lavoro, la maggior parte delle normali guardie dell’esercito tedesco fu rimossa a combattere contro le forze sovietiche a est. Essi furono sostituiti da guardie locali, da vecchi e da soldati inadatti al combattimento. Con l’inizio del 1945, l’avanzata dell’esercito sovietico da est e il bombardamento alleato delle strade e ferrovie in tutto il territorio del XVII Distretto, ridusse notevolmente la capacità dei tedeschi di ottenere cibo e altri rifornimenti per le guardie e i prigionieri, rendendo la situazione di questi ultimi ancora peggiore. Le guardie tedesche trattennero per sè pacchi alimentari della Croce Rossa destinati ai prigionieri.

Nel mese di aprile 1945, quando le forze sovietiche si avvicinarono da est, i Tedeschi furono costretti con tutti i prigionieri non Russi e che erano in grado di camminare, ad evacuare lo Stalag XVII B, marciando verso ovest lungo il Danubio  e verso il confine con la Germania e arrendersi all’Esercito americano. I prigionieri, in marcia forzata, formarono gruppi di 500 uomini sorvegliati da un manipolo di soldati Volksturm (per lo più vecchi e inadatti, erano coscritti locali). Gli Americani lasciarono per primi lo Stalag, seguirono i Francesi, e poi il resto dei prigionieri non Russi. Circa 300, troppo malati per muoversi, furono lasciati al campo con poche guardie tedesche. Migliaia di prigionieri, che lavoravano nei campi di lavoro furono liberati e dato loro la scelta di andare dove volevano. La marcia di evacuazione generale si sviluppò verso ovest, lungo il lato nord del fiume Danubio, attraverso il lato sud di Linz, per poi concludersi nella foresta Weilhart, ad ovest di Braunau (città natale di Hitler). La marcia durò 18 giorni durante i quali i prigionieri, sebbene malnutriti ed esausti, furono costretti a camminare per circa 20-30 chilometri al giorno. Si era nell’inverno, il peggiore degli ultimi decenni; i prigionieri dovettero dormire all’aperto. La maggior parte di essi riceveva solo una tazza di acqua calda per ogni pasto; fu costretta a nutrirsi di noci, di radici e di uova occasionali o di vegetali rubati alle fattorie che incontravano. Chi non riusciva a tenere il ritmo veniva lasciato morire. Altri tentarono di scappare e furono uccisi dalle fucilate. Era comune vedere un prigioniero che sosteneva un altro. Per molti prigionieri la marcia forzata diventò la marcia della morte.  Alcuni di loro rischiarono la vita di notte per scappare o per cercare cibo; quelli presi furono malmenati e altri uccisi. Il 2 maggio 1945, i prigionieri sopravvissuti furono liberati dall’esercito americano. Le guardie tedesche furono fatte prigionieri, alcune di esse guardie che avevano malamente trattato i prigionieri furono picchiati o uccisi.

Le forze , a pochi chilometri dallo Stalag XVII B, costrinsero le poche guardie rimaste a guardia di lasciare il campo l’8 maggio 1945 e si diressero ad ovest verso le linee americane per arrendersi a loro. I soldati russi entrarono nel campo il giorno successivo. In un primo momento, i prigionieri rimasti nel campo erano felicissimi di vedere le truppe russe, ma il loro piacere si trasformò rapidamente in delusione. A mano armata,  dai prigionieri si fecero consegnare tutti i loro beni, furono tenuti prigionieri e non autorizzati a lasciare lo Stalag. Il 29 maggio 1945 ebbero il  permesso di lasciare lo Stalag e di tornare ai loro rispettivi paesi.

Il destino dei prigionieri russi era di gran lunga peggiore; la maggior parte di loro fu trattata come traditori per aver permesso di farsi catturare invece di lottare. Molti furono inviati a brutali “gulag” russi (campi di lavoro) per il resto della loro vita. Nessuno sa quanti prigionieri morirono allo Stalag XVII B; le esumazione delle fosse comuni russe vicino allo Stalag alla fine del 1945 evidenziò 1.640 cadaveri, la maggior parte dei quali era stata decimata, nel 1941, dal tifo.

I pacchi della Croce Rossa

Insieme ai pacchi alimentari e ai pacchi medici, la Croce Rossa distribuì ad ogni prigioniero americano anche un diario e un set di matite colorate donati dall’YMCA (Young Men’s Cristian Association – Associazione Giovanile Maschile Cristiana). Pochissimi di questi diari sopravvissero durante le ispezioni alle baracche; le guardie tedesche li cercavano per distruggerli. Oltre a disegnare, essi scrivevano le loro esperienze e tutte le cose negative che non potevano essere inoltrate per corrispondenza: maltrattamenti e uccisioni; i Tedeschi consideravano i diari pericolosi e dannosi se fossero stati resi pubblici. Raramente, un prigioniero sarebbe in grado di corrompere una guardia tedesca per ottenere una macchina fotografica o una pellicola. Ai prigionieri era stato vietato avere e usare macchine fotografiche; sia i prigionieri e sia le guardie rischiavano la pena di morte.

I prigionieri erano separati per nazionalità o per etnia; erano collocati in parti separate dello Stalag, mentre per ogni gruppo furono volutamente costituite delle commissioni e soltanto uno di essi poteva comunicare con un altro prigioniero di altri gruppi. Oltre al modo in cui vennero trattati a diversi gruppi, c’erano anche tensioni tra le varie nazionalità e gruppi etnici. Per esempio, i Polacchi odiavano i Russi e i vari gruppi etnici tra i prigionieri jugoslavi (Serbi, Croati, Bosniaci, Sloveni), si odiavano a vicenda. I Tedeschi utilizzavano e sfruttavano queste tensioni per ottenere informazioni di qualsiasi natura,  si diventava delatori in qualsiasi momento per un tozzo di pane in più.

 I Tedeschi non trattavano tutti i prigionieri allo stesso modo, mentre alcune nazionalità o etnie furono trattate meglio o peggio delle altre. Anche se tutti i prigionieri erano generalmente denutriti e maltrattati nello Stalag, quelli che furono generalmente trattati meglio erano gli Americani e gli Inglesi. Erano esenti da lavoro fisico e potevano ricevere pacchi dalle famiglie e pacchi dalla Croce Rossa contenenti cibo, sigarette e articoli per l’igiene personale. Classificandoli, i trattamenti migliori vedevano al primo posto gli Americani, seguiti dagli Inglesi, dai Belgi e dai Francesi. I Polacchi e le etnie jugoslave furono trattati più che peggio, seguiti dagli Italiani. Tuttavia, i prigionieri maltrattati più di tutti furono i soldati sovietici. I Tedeschi tenevano in pessima considerazione i Russi,  dal momento che l’Unione Sovietica non era firmataria delle Convenzioni di Ginevra del 1929 e, pertanto,  si sentivano liberi di agire pesantemente nei loro confronti.

 Secondo la Convenzione di Ginevra del 1929, i prigionieri provenienti da paesi che avevano firmato l’accordo non potevano essere costretti a lavorare; anche se i Tedeschi, firmatari delle Convenzioni, dichiararono che tutti i prigionieri  diventavano “lavoratori volontari”, invece, costrinsero la maggior parte dei prigionieri europei a lavorare sia all’interno sia all’esterno dello Stalag nei Arbeitskommando.

La punizione dei prigionieri si basava anche su una “classifica” tedesca delle nazionalità

I prigionieri americani che non eseguivano gli ordini e i regolamenti avevano o tentato di fuggire, erano solitamente condannati a un mese in una speciale cella di isolamento che gli Americani soprannominarono “The Boob” (deriva probabilmente dal termine gergale “botola booby”). Ai prigionieri inviati a “The Boob” vennero distribuite solo piccole quantità di pane e acqua.

Agli altri prigionieri disobbedienti alle regole furono date punizioni peggiori. Ai Sovietici erano riservati trattamenti disumani. Secondo un ordine dell’esercito tedesco chiamato “Aktion K  (Operazione proiettile)”, molti prigionieri russi furono semplicemente uccisi e molti altri furono inviati al vicino Campo di concentramento di Mauthausen, campo di sterminio e costretti a lavorare fino alla morte. I Sovietici morti per malattie, per fame o uccisi vennero lasciati sul posto o gettati in fosse comuni senza nome. C’era una fossa comune per i soldati russi nella zona boschiva, a forma quadrata, a nord-est del Stalag XVII B.

Il cibo era sempre inadeguato per quantità e molto deludente di qualità. Le patate erano di solito marce, come i cavoli, pieni di larve e di vermi. Il pane era ammuffito, duro e molto asciutto; molti prigionieri affermarono che il pane era segatura mescolata con farina. A volte i Tedeschi avrebbero fornito ai prigionieri una salsiccia fatta di sangue animale rappreso che doveva essere mangiato freddo. Ogni volta che gli ispettori della Croce Rossa visitavano gli Stalag, i Tedeschi fornivano per quel giorno o per quei giorni più cibo e di migliore qualità. Non appena gli ispettori andavano via iniziava una alimentazione peggiore fino a quando non recuperavano gli alimenti distribuiti e ricominciare come prima.

 La colazione era di solito solo una tazza di acqua calda; i prigionieri aggiungevano caffè o tè di loro; alcuni prigionieri creativi aggiungevano cioccolato grattugiato da barrette contenute pacchi della Croce Rossa. Si usava l’acqua calda per farsi la barba, il bagno o lavare i vestiti. Il pranzo e cena erano spesso composti da brodo acido contenente poche verdure, e, occasionalmente vi comparivano alcuni sconosciuti pezzi di carne grassa con larve e vermi. A volte la cena era una zuppa a base di orzo viziato e prugne o era di nuovo solo acqua calda. Quando la zuppa veniva servita, molti la consumavano fuori in un angolo, al buio, in modo da non far vedere quello che mangiavano.

Alcuni prigionieri nei Arbeitskommando lavorarono duramente per molte ore al giorno. Alcuni dissero su turni di 12 ore, in una miniera di carbone senza interruzioni; altri ricevevano un solo giorno di riposo dopo venti lavorativi. In generale vennero trattati meglio e avevano cibo migliore; in determinate occasioni ricevevano l’abitazione e le cure; altri furono autorizzati a vivere con le famiglie austriache che avevano aziende agricole o imprese locali. La fraternizzazione tra le popolazioni locali e i prigionieri era severamente proibita, ma la regola era quasi impossibile da rispettare. Mentre la guerra continuava, molti civili e operai prigionieri divennero amici e anche amanti. A fine guerra, alcuni dei prigionieri assegnati agli Arbeitskommando si stabilirono nelle loro nuove case e decisero di rimanere in Austria.

Dopo che tutti i prigionieri lasciarono lo Stalag, i Russi occuparono la zona fino a metà anno 1946 con una forza di circa 10.000 soldati. Dopo di che, l’area venne restituita agli Austriaci e iniziarono i lavori della demolizione del campo. Le proprietà confiscate dai Tedeschi furono restituite ai loro legittimi proprietari e tutti i materiali da costruzione recuperati vennero usati per ricostruire le circostanti abitazioni civili e le imprese danneggiate durante la guerra.

Oggi, nulla rimane dello Stalag XVII B, solo un monumento si trova nella zona per contrassegnare il luogo in cui furono imprigionati migliaia di uomini. L’area, una volta  era lo Stalag XVII B, è oggi un aeroporto regionale e nei pressi ci sono alcuni vigneti e alcuni terreni agricoli.

        

Fronte e retro di cartolina manoscritta  dal carabiniere Flavio BATTISTINI della Legione di Bolzano, matricola 91627, inviata l’11.11.43 per Savigno (Bologna), data di arrivo il 22.11.43

Biglietto manoscritto il 27.8.44 da Michele NICOLINA, matricola 27286, campo di lavoro B875L, per Cavaglià (Vercelli, ora Biella)

Caro fratello, le mie condizioni sono buone, spero pure di te e di tutti. Ho già scritto due volte alla Pina, sono ancora senza risposta. Sono pure 5 mesi che non ricevo posta da casa, l’ultima volta che mi scrisse la sorella Maria, mi diceva che la madre era molto ammalata, ora non si sa più niente e sono molto in apprensione. Caro fratello, alcuni giorni fa abbiamo avuto una circolare, chiedeva: chi voleva passare civile doveva fermarsi fino alla fine della guerra per lavorare in Germania. Non sapendo le condizioni che ci sono in Italia, sono rimasto prigioniero come tutti i miei compagni di lavoro. Qui fa molto caldo e piove poco. Spero di ricevere presto le novità, invio a tutti i miei saluti e baci, tuo fratello Michele.

Cartolina manoscritta il 19.12.43 da Antonio FREZZA, matricola 147169, inviata il 3.1.44 per Trieste

Carissimo papà, vi ho scritto diverse volte, non ricevo notizie da voi, io sto bene, spero di tutti voi in famiglia, baci da vostro figlio Antonio.

Manoscritta il 6.12.43 da Biagio RUSSO, matricola 150477, inviata il 15.12.54 per Corsano (Lecce)

Cara moglie, ti invio le mie notizie, non stare in pensiero per me che mi trovo bene, lavoro in un bel posto, inviami tue notizie utilizzando la cartolina allegata, l’indirizzo è già scritto, baci alle nostre famiglie, bacioni a te, ti penso sempre tuo Biagio.

Cartolina del Comitato Internazionale della Croce Rossa Agenzia di Ginevra, notizia di cattura del fante Angelo FALCONE, nato il 20.8.1908 a Licata (Agrigento), egli era prigioniero in Germania e si trovava internato nello Stalag XVII B, matricola 96316. La notizia è datata il 20.10.43 e a tale epoca godeva buona salute. Potrete corrispondere con lui, solo quando avrete ricevuto direttamente posta, utilizzando l’apposito stampato che troverete annesso al suo scritto

Notizia di cattura dell’agente di P. S. Natale ODDO, nato il 16.3.1922 a Erice (Trapani), matricola 97078

I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG XVII A – Vitoronzo Pastore

LO STALAG XVII A – Vitoronzo Pastore

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