I.M.I. Internati Militari Italiani

I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG 328 “GIRO DELLA MORTE” – Vitoronzo Pastore

Stammlager 328

Giro della morte

Lo Stalag 328 situato a Leopoli, città polacca prima del conflitto, Lemberg durante l’occupazione nazista (ora in Ucraina), venne creato dal comando militare tedesco di stanza a Lviv città della regione ucraina di Galizia nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina dal 1941 al 1944. Nello Stalag durante questo periodo morirono 140.000 prigionieri di guerra. Il 328 venne evacuato dai Tedeschi nel luglio 1944 per l’avanzata dell’offensiva russa. Tutta la parte superiore della cittadella era circondata da quattro file di spinato sorvegliato da guardie. All’interno del perimetro furono “rinchiusi” a cielo aperto i prigionieri. Al centro del campo vi era una grande torre denominata “Giro della morte”.

All’arrivo, i prigionieri furono oggetti di un filtro che separava i funzionari, i comunisti, gli ebrei e i prigionieri di guerra, in gran parte erano ucraini e russi, nel 1942 arrivarono francesi e belgi, dal settembre 1943 gli italiani. Gli ufficiali furono raggruppati nell’Oflag. Per quanto riguarda i civili; secondo la Convenzione di Ginevra del 1929 non potevano, in linea di principio, essere tenuti nei Stalag.

All’inizio di novembre 1941, nello Stalag morirono 3.000 prigionieri per dissinteria. I Tedeschi introdussero volutamente nella zona prigionieri russi, 10 affetti da tifo che causarono fino alla fine di marzo 1942,  la morte di 5.000 prigionieri.

 Dall’apertura fino all’agosto 1943, circa 100.000 prigionieri furono uccisi nella Cittadella; i sopravvissuti  francesi e belgi furono portati nello Stalag 325 in Stryi.

A Lions, città del centro dell’Ucraina, al momento dell’armistizio dell’Italia, era dislocato un importante punto di transito per il ritorno degli Italiani dal fronte orientale dell’VIII Armata, Comando retrovie che includeva personale del servizio di trasporto, una squadra di servizio presso l’Ufficio Postale Militare  37, un ospedale militare, il Comando del Battaglione delle Comunicazioni e il Comando dei Carabinieri Reali per un totale di circa 2.000 soldati italiani, tra cui 5 generali e 45 ufficiali, che vennero tutti trucidati nel campo e nelle vicinanze della città.

Il cibo nello Stalag fu progettato appositamente per indebolire e rallentare la distruzione di tutti i prigionieri di guerra sovietici considerati esseri inferiori.

Sotto la minaccia di esecuzione, l’amministrazione tedesca costringeva i prigionieri a lavorare da mattina fino a tarda notte. I locali di pernottamento non venivano riscaldati. Il cannibalismo nello Stalag era frequente, paragrafo 11 “POW Stalag 328”, in lingua ucraina: “Zaboronyaetsya rozrizivati ​​trupіv vonen”.

I nazisti praticarono fucilazioni,  somministravano cibo avvelenato e diffondevano intenzionalmente varie epidemie, tra le quali la più comune il tifo, inoltre  sottoponevano  i reclusi a gravi vessazioni della polizia dello Stalag.

Alla fine del luglio 1944 ci fu una situazione avversa per l’esercito tedesco sul fronte di Lviv. Unità tedesche incominciarono a lasciare la città, favorendo l’azione della Polish Army Craiova, che era quello di catturare Lviv prima dell’arrivo del contingente principale delle truppe sovietiche. Il 23 luglio 1944 un gruppo di partigiani polacchi, guidato dal capitano Karol Borkovets, dopo brevi scontri con un gruppo di Tedeschi che si era nascosto nel Campo di concentramento trovò un deposito di armi. Lo stesso giorno, il Soviet 60° e la 4ª Armata lanciarono l’operazione per liberare la città. Particolarmente attivo fu il 10° Guardie Urali, soldati di Leopoli, che il 24 luglio presso la Cittadella, sotto il comando del capitano Malofeeva e con i genieri  del tenente Alexei Ivanov, eliminarono l’ormai l’ex Stalag da mine e bombe sul ciglio della strada; furono portati fuori circa 10 carri di esplosivo. Continuando a rastrellare i Tedeschi nella zona, i militi e i carri del capitano Malofeev si imbatterono in un profondo fossato pieno di cadaveri ricoperti di sterpaglie, venne dato l’ordine di seppellire i morti.

Nell’agosto 1944, una Commissione straordinaria per le indagini dei crimini nazisti esaminò i luoghi delle esecuzioni, trovò sulla superficie della terra e nei box ceneri e ossa umane, denti artificiali, oggetti personali, i capelli umani. Sulla base delle testimonianze si constatò che nello Stalag, durante la sua esistenza, vi trovarono la morte circa 284.000 persone.

La Commissione verbalizzò che in quei luoghi di sepolture trovarono tragica fine circa 140.000 prigionieri, morti per fame, per malattie, per torture e per fucilazioni di massa. In una stanza speciale del campo individuarono 830 cadaveri dal set di abbigliamento, 3.640 paia di scarpe che i nazisti non ebbero tempo di usare. La Commissione redasse un elenco dettagliato dei comandanti dei Campi di concentramento responsabili di tale scempio: l’oberfeldfebel 328 Reggimento Fritz Miller, oberfeldfebel Trans, il capitano Blyut e il maggiore Roh.

Sulle pareti delle camere trovarono numerose iscrizioni fatte dai detenuti, il loro contenuto indicava che la Cittadella era campo di sterminio: “Ci fanno morire di fame, migliaia di prigionieri russi 2.1.1944”,  “Qui sofferto e lasciato morire 22 gennaio 1944”.

Il 14 luglio 1977 venne processato l’ex comandante della polizia dello Stalag 328, Andrei Emelyanovich Yakushev; il processo durò quasi quattro settimane, celebrato in pubblico, sulla base di 40 testimoni, nonché sui materiali delle indagini preliminari, che aveva il personale di gestione del Comitato di Sicurezza della Stato al Consiglio dei Ministri dell’URSS della regione di Leopoli, e sulla constatazione di Yakushev  alla esecuzione di almeno 1.300 persone; il tribunale emanò sentenza di condanna a morte che venne eseguita prontamente.

  

Cartolina dello Stalag 328 manoscritta l’8.11.43 dal capitano Alfonso PRENCIPE, matricola 27885 per Cesenatico, censura tedesca

Carissimo, in salute sto bene. Auguro a voi lo stesso, assieme a Dino e Antonio con l’augurio che presto ritorneremo. Da agosto non ricevo stipendio. Il mio pensiero è sempre rivolto a voi. Non abbiate nessun pensiero per me, perché Iddio mi protegge da qualunque male e ho grande fede in Lui di rivedervi. Saluti e baci, Alfonso.

Cartolina di risposta per lo Stalag 328 manoscritta inoltrata il 21.1.44 dall’Ufficio postale di Lugo (Ravenna),  per il capitano Giuseppe  PETRONINNI, matricola 46420, censura tedesca

Mio adorato Peppino, anche oggi riceviamo la tua cartolina del 2 gennaio. Puoi immaginare la nostra gioia. Spiacente che ancora tu non abbia ricevuto alcun pacco. Stiamo bene. Dio ti benedica. Bacioni infiniti da tuo papà. Mille baci affettuosi, Giovanna.

I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG VI K (326) – Vitoronzo Pastore

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