I.M.I. Internati Militari Italiani

I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG XIII C – Vitoronzo Pastore

Stammlager XIII C

Lo Stalag XIII C  era dislocato ad Hammelburg. Nel maggio 1940,  sul lato sud del campo vennero costruite delle baracche di legno per ospitare prigionieri di varie nazionalità. I primi ad arrivare nel luglio 1940, furono soldati olandesi, belgi e francesi catturati durante l’invasione “Blitzkrieg” della Francia nel 1940. Nel 1941 si aggiunsero i Serbi, i Polacchi e, nell’estate, soldati russi provenienti dal fronte orientale. Gli arrivi continuarono con prigionieri del Commonwealth britannico catturati durante la battaglia di Creta. Alla fine di settembre 1943 arrivarono gli Italiani e nel mese di giugno-luglio 1944 soldati americani, catturati durante la battaglia di Normandia e un gruppo più numeroso dalla battaglia delle Ardenne nel gennaio 1945. Nel mese di marzo sopraggiunse un folto gruppo di prigionieri in condizioni deplorevoli, dopo la lunga marcia dallo Stalag VIII D.

Come consuetudine per tutti gli Stalag, molti prigionieri vennero smistati in Arbeitslager “campi di lavoro”, aziende agricole e industriali. I prigionieri attribuiti alle aziende di lavoro vicine allo Stalag uscivano e rientravano accompagnati da sorveglianti “Landschützen”, che erano componenti dei battaglioni speciali costituiti e operavano all’interno della Germania, formati da personale misto: soldati feriti al fronte, pensionati e giovanissimi.

Lo Stalag serviva come base per il recapito e la distribuzione della posta e dei pacchi. All’interno dello Stalag venne istituito un Lazarett (ospedale) gestito da prigionieri per la cura di quelli malati o feriti nelle aziende e dalle incursioni aeree.

Nell’aprile del 1943, a nord dello Stalag, venne aperto un campo denominato Oflag XIII B per ospitare prigionieri ufficiali trasferiti dal campo Oflag XIII A di Norimberga. Il filo spinato dell’Oflag custodiva circa 30.000 ufficiali di varie nazionalità, circa 6.000 ufficiali serbi e oltre 20.000 ufficiali russi, alloggiati separatamente in costruzioni in pietra e per nazionalità.

A giudicare dal gran numero di Russi sepolti al campo (oltre 3.000), il decesso di molti avvenne per trattamenti deplorevoli e privi di sentimenti di umana pietà, la solita crudeltà spietata e riservata ai prigionieri russi di ogni ordine e grado.

Nel marzo del 1945, circa 400 ufficiali prigionieri americani giunsero ​​dalla Polonia dopo una marcia di centinaia di km sotto la neve e con il freddo estremo. Uno di essi era il tenente colonnello John K. Waters, il genero del generale George Patton.

Ai primi di aprile del 1945, gli Americani attraversarono il Reno, erano nel raggio di un centinaio di km da Hammelburg. Il generale Patton ordinò una speciale Task Force corazzata per andare dietro e oltre le linee tedesche per liberare i prigionieri in Oflag  e Stalag XIII, (dopo affermerà che non aveva niente a che fare con la prigionia di suo figlio, e che fu il suo unico errore della guerra).

Gli uomini della Task Force Baum, come veniva chiamata, incontrarono una forte resistenza e  raggiunsero il campo il 24 marzo 1945. Abbattute le recinzioni, iniziarono a sparare agli ufficiali serbi scambiandoli per Tedeschi. Il tenente colonnello Waters uscì allo scoperto con una bandiera bianca, accompagnato da un ufficiale tedesco per contattare con gli Americani e fermare le ostilità. Waters venne colpito allo stomaco da una guardia tedesca che, a sua volta, sparava contro gli Americani. Waters venne portato nel Lazarett.

Sulla via del ritorno, la Task Force Baum cadde in un’imboscata e fu costretta ad arrendersi. Dei 314 uomini dell’unità, 26 rimasero uccisi e quasi tutto il resto fu catturato e portato al Stalag XIII.

Dopo il tentativo di salvataggio non riuscito, i Tedeschi trasferirono tutti i prigionieri alleati occidentali ad altri Stalag, ad eccezione di quelli nel Lazarett.

La vita nell’Oflag e nello Stalag XIII divenme cupa  all’avvicinarsi della fine della guerra.

I Tedeschi avevano difficoltà ad ottenere forniture di cibo e carburante per i prigionieri. Un rapporto della Croce Rossa, a seguito di un’ispezione all’Oflag XIII B effettuato dagli Svizzeri nel marzo 1945, rivelò condizioni e trattamenti terribili. Le calorie giornaliere fornite dai Tedeschi era di 1.050 al giorno, in calo rispetto alle 1700 precedenti. La temperatura media nelle baracche  scese a 20° rispetto ai 27° precedenti. Molti uomini malnutriti si ammalarono, il morale e la disciplina erano bassi. Nessun pacco viveri della Croce Rossa aveva raggiunto il campo dall’inizio  del mese di gennaio.

 Il 6 aprile 1945, il 47° Battaglione Carri liberò il Lager di Hammelburg senza combattere. Il tenente colonnello Waters rimase ricoverato in Lazarett con altri malati e feriti.

Alcuni giorni dopo, il Battaglione Carri lasciò il campo per riprendere la lotta, lasciando una unità di alimentazione. Per tutto il  mese nessuno si incaricò dei prigionieri, anzi per la fame patita e ricorrente si diffusero atti di  saccheggi nei villaggi circostanti, tra cui anche Hammelburg.

Con la resa tedesca dell’8 maggio del 1945, gli Americani tornarono a occupare il Lager di Hammelburg, restaurando l’ordine nella zona e vi rimasero fino al 1946. La parte settentrionale dello Stalag XIII venne utilizzata per internare gli ex membri del partito nazista. Il campo ospitò anche un gran numero di profughi tedeschi fuggiti dalla Germania orientale e Tedeschi che erano stati espulsi dalle zone della Polonia e della Cecoslovacchia.

Corrispondenze dal campo di lavoro n. 15000 dello Stalag XIII C

Manoscritta il 14.11.43 dal caporale maggiore Mario FRESSO, matricola 16374, inoltrata il 24.11.43 per Nibbiola (Novara)

Cara mamma, dal 14 settembre sono prigioniero e mi trovo in Germania insieme con Franco CHIESA e Mario DEVECCHI: stiamo bene in salute, avvisi le famiglie. Mi raccomando di non stare in pena, tanti baci e abbracci a tutti, Mario.

Manoscritta l’1.1.44

Cara mamma, molto lontana e sempre ricordata, di salute sto bene in compagnia di Franco. Avrai ricevuto delle schede per la spedizione dei pacchi da incollare sugli stessi. Fate presto, non pensare più di tanto, baci a tutti, Mario.

Manoscritta  l’1.12.43 da Lino MARTINI, matricola 17389, inoltrata il 6.12.43 per Bettola (Piacenza), timbro di arrivo il 14.12.43

Carissimi genitori, è la seconda volta che vi scrivo, la mia salute è buona, sperando similmente di voi tutti, è possibile ricevere pacchi, vi chiedo se potete inviarmi una maglia, del tabacco e roba da mangiare, gallette, riso, pasta; il pacco non deve superare i 5 kg. Vi abbraccio tutti, baci, Lino.

Biglietto manoscritto il 3.1.44 da Cardenio BOLZONI, matricola 16395, inoltrato il 10.2.44 per Castelvetro Piacentino (Piacenza)

Carissimi tutti, è la quarta volta che vi scrivo e ancora non ho ricevuto vostre notizie, non penso a male perché Lumen ha ricevuto posta 8 giorni fa e mi ha detto che  al paese non c’è stata nessuna mutazione. La mia salute è buona, sono persino ingrassato, la vita è il solito lavoro del mio mestiere, il mangiare non manca, per i pacchi non fate sacrifici per me, mi occorrerebbe il dentifricio e qualche maglietta pesante, non nuova, da arrangiare. Ti narro una cosa, quando tornerò a casa, non vorrò più fare il barbiere; vorrei fare il cantante. Per Natale e il 1° dell’anno abbiamo messo su un teatro a cui ho partecipato interpretando qualche canzone, non puoi immaginare quanti applausi ho ricevuto. Sono ansioso di vostre notizie, datemi notizie di Libero. Vi pensiamo spesso; tutti quanti noi non vediamo l’ora del ritorno, ognuno di noi pensa alla propria famiglia, abbracci e baci a tutti, Cardenio.

Manoscritto il 17.11.43 da Pietro CRISTANI, matricola 17384, inoltrato per Morfasso (Piacenza)

Cara mamma e sorella, è la terza volta che vi scrivo, spero che avete ricevuto mie notizie, come già vi dissi io sto bene, lavoro, il mio incubo è il pensiero che ho per voi; vi dissi anche di inviarmi un pacco con roba da mangiare, delle calze e polvere per gli insetti, parlate con Angela Gallinari per il tabacco. Si avvicina il Santo Natale, è molto doloroso essere lontani, auguriamoci di poterci riunire presto e di non separarci mai più. Vi invio i più teneri abbracci, vostro figlio e fratello che vi pensa sempre, Piero.

Inoltrata il 26.3.45 dall’Ufficio postale di Atri (Teramo) per Guerrino MACERA, matricola 17889, campo di lavoro 15001

La cartolina fa verosimilmente supporre che non sia mai arrivata a destinazione per la mancanza del visto della censura tedesca, per gli eventi bellici e logistici del periodo sul territorio tedesco e,  infine,  il timbro dell’Ufficio postale di Atri del 18.8.45 probabilmente sarà stato vistato al ritorno per mancata consegna. Purtroppo manca l’apposita notizia di “non consegnata” o “al mittente”. Sono rarissime le missive da e per gli Stalag dalla metà del mese di marzo a fine guerra.

I.M.I. INTERNATI MILITARI ITALIANI NELLO STALAG XIII B – Vitoronzo Pastore

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