Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Casamassima

LA VERGOGNA DELL’ UMANITA’ di Vitoronzo Pastore

LA VERGOGNA DELL’UMANITA’

Birkenau, situata in Alta Slesia (Polonia), è una frazione di Auschwitz a tre km dal paese in cui non esisteva altro che l’enorme complesso di Campi di concentramento costituente il famoso “Vernichyungslager” (Campo di sterminio, detto anche “Cimitero d’Europa” o “Inferno dei vivi”).

I campi degli strazi dell’animo

 Auschwitz (Polonia). Campo di stermino e di lavoro fu operativo per 1.713 giorni, dal 20 maggio 1940 al 27 gennaio 1945. Era composto da numerosi campi satellite, tra i quali è tristemente noto quello di Birkenau. Vi morirono, stima delle vittime, 1.300.000-1.500.000; ad una media di oltre 750 al giorno.

Belżec (Polonia). Campo di stermino, attivo dal marzo del 1942 al giugno del 1943. In poco più di un anno furono sterminate 500.000-600.000 persone.

Bergen-Belsen (Germania). Campo di raggruppamento. Operativo dall’aprile del 1943 allo stesso mese del 1945. Solo nel 1945 morirono circa 35.000 deportati, altri 30.000 a seguito della liberazione del campo.

Buchenwald (Germania). Campo di lavoro. Attivo dal luglio 1937 all’aprile 1945. Vi morirono circa 50.000 internati.

Chelmno (Polonia). Campo di stermino. Attivo in due momenti, dal dicembre del 1941 all’aprile del 1943, dall’aprile del 1944 al gennaio 1945. Si stima che vi abbiano perso la vita 200.000-350.000 deportati.

Dachau (Germania). Campo di concentramento operativo per più tempo, dal marzo 1933 all’aprile 1945. Persero la vita circa 35.000 persone.

Flossenbürg (Germania). Campo di concentramento attivo dal 1938 al 1945. Si contarono oltre 60.000 vittime.

Gross-Rosen (Germania). Campo di concentramento operativo dall’agosto del 1940 al febbraio del 1945. Almeno 40.000 i caduti.

Jasenovac (Croazia). Campo di sterminio. Dall’agosto del 1941 all’aprile del 1945 si videro morire 700.000 deportati.

Janowska (Ucraina). Campo di concentramento e di sterminio.  Operativo dal 1939 al 1944. Sconosciuto il numero delle vittime, comunque viene  stimato attorno alle 100.000 unità.

Majdanek (Polonia). Campo di stermino. Operativo dal 1941 al 1944, vi morirono oltre 200.000 deportati.

Maly Trostenets (Bielorussia). Campo di sterminio.  Operativo dal luglio del 1941 al giugno del 1944. Vi morirono tra i 200.000 e i 500.000  deportati.

Mauthausen (Austria). Campo di lavoro e di sterminio, il più durevole nel tempo. Dal 1938 al 1945 vi morirono circa 100.000 deportati.

Natzweiler-Struthof (Francia). Campo di concentramento. Operativo dal 1941 al 1944. Vi morirono circa 25.000 deportati.

Neuengamme (Germania). Campo di concentramento attivo dal dicembre del 1938 al maggio del 1945. Vi morirono oltre 55.000 persone.

Ravensbrück (Germania). Campo di concentramento. Attivo dal maggio del 1939 all’aprile del 1945, noto per aver ospitato donne e bambini. Dei 150.000 deportati, ne morirono quasi 100.000.

Risiera di San Sabbia (Italia). Campo di detenzione e transito. Operativo dal settembre 1943 all’aprile del 1945. Si stima che almeno 5.000 persone vi trovarono la morte.

Sachsenhausen (Germania). Campo di concentramento attivo dal 1936 al 1945. Degli oltre 200.000 prigionieri, la metà perse la vita.

Sobibór (Polonia). Campo di concentramento. Attivo dal 1939 al 1945. Vi morirono oltre 200.000 deportati.

Stutthof (Polonia). Campo di concentramento. Attivo dal 1939 al 1945. Vi morirono oltre 65.000 deportati.

 Theresienstadt (Repubblica Ceca). Ghetto e campo di transito. Attivo dal 1941 al 1945. Vi morirono in 35.000.

Treblinka (Polonia). Campo di sterminio. Attivo dal luglio 1942 al novembre 1943. In poco più di un anno vennero sterminati oltre 800.000 individui. Ad una media di 1.650 al giorno, 64 ogni ora. più di una persona ogni 60 secondi.

Varsavia (Polonia). Campo di lavoro e di sterminio. Attivo dal 1942 al 1945. Vi morirono oltre 200.000.

Stima totale delle carneficine

Nei luoghi menzionati, non rientrano i morti dei campi di sterminio di quelle centinaia di migliaia di ebrei uccisi nelle città e nei villaggi di Polonia, Ucraina, Bielorussia, Germania, i morti del ghetto di Varsavia e altri. Questo farebbe salire il numero delle vittime dello sterminio a circa 7-8 milioni dal 1933 al 1945, concentrate per la stragrande maggioranza dal 1939 al 1945.

Perché il 27 gennaio di ogni anno (e non solo) per me è la giornata della vergogna dell’Umanità?

Torno indietro nel tempo. Con l’invasione dell’Europa da parte del nazifascismo, gli Inglesi, gli Americani e i Russi sorvolarono la Germania e Paesi occupati  per l’individuazione delle fabbriche belliche, depositi di armamenti, degli aeroporti, delle stazioni, delle ferrovie, tutto ciò che era strategico per la sconfitta del nemico. Senza tener conto delle spie di terra. Penso, e non sono l’unico, che le alte sfere di quel momento sapevano la fine di tanti convogli pieni di esseri umani svaniti nel vuoto, dello stermino e forse, se non per errore, mai bomba sia finito sulle strade ferrate della morte.

Nel 2016 sono stati contati oltre 5.000 morti nel mare Mediterraneo, in maggioranza donne e bambini, senza dimenticare il 2015, il 2014, il 2013 e altri passati eventi. Morti ci dicono che, i carnefici di oggi sono peggiori dei carnefici tedeschi.

L’essere umano non ha recepito ed imparato nulla dalle drammatiche vicende del passato.

Oggi, come ieri, Saggi di tutto il Mondo eletti democraticamente e non – con proclami bellicosi, senza pudore e rispetto, si nascondono dietro la Carta dei Diritti Umani, danneggiano il mondo, soprattutto quello dei ragazzi, “il mondo del futuro”.

 

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