La Divisione "ACQUI"

MISSIVE DAL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI ARGOSTOLI – CEFALONIA – Vitornzo Pastore

 L’eccidio della 33ª Divisione “Acqui” dopo l’8 settembre 1943

 La 33ª Divisione Acqui  al comando del generale Antonio GANDIN era dislocata alle isole di Cefalonia,  di Corfù e isole minori di Itaca e Zante.  All’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943 era formata dai seguenti reparti:

  • dal 17° Reggimento Fanteria,
  • dal 18° Reggimento Fanteria,
  • dal 317° Reggimento Fanteria,
  • dal 33° Reggimento Artiglieria,
  • dal 7° Battaglione Carabinieri Reali,
  • dal 1° Battaglione della Regia Guardia di Finanza,
  • Reparti della Regia Marina.

Il 49° Reggimento Fanteria al comando del colonnello Elio BETTINI, di presidio a Santi Quaranta (Albania), subito dopo l’annuncio dell’armistizio, tentò di raggiungere l’Italia con una nave ancorata a Porto Edda. Su di essa si imbarcarono militari del 49° Reggimento e militari appartenenti a vari reparti che a Porto Edda stazionavano. Durante la navigazione la nave ebbe problemi navigatorie e deviò per l’isola di Corfù, mettendosi agli ordini del colonnello Luigi LUSIGNANI, comandante militare dell’isola.

L’ECCIDIO

Nonostante strenui combattimenti avvenuti dal 15 settembre per  aver detto NO al nazismo, il 22 settembre avvenne la resa. I superstiti furono decimati con fucilazioni. I loro corpi furono in parte nascosti in pozzi naturali, minati e fatti saltare, altri ammucchiati e dati alle fiamme ed altri ancora lasciati su terreno scoperto. Analoga mala sorte venne riservata agli scampati, dopo averli però umiliati e depredati delle cose più care: anelli, catenine, braccialetti, immagini sacre di valore, orologi e qualsiasi altri oggetti con valore economico. I predatori del XX secolo.

Il 24 settembre tutti gli ufficiali furono portati alla casetta rossa e, a quattro-otto alla volta vennero fucilati. Le esecuzioni durarono fino alla stanchezza degli assassini. Dopo l’affaticamento dei Tedeschi, di notte obbligarono 17 marinai militari italiani a raccogliere e caricare sui camion le salme e portarle al porto di Argostoli, dove furono caricate su zatteroni. Arrivati al largo dell’isolotto di Verdiani, i marinai furono costretti ad appesantire le salme e scaraventarle in mare. I marinai furono poi uccisi per non lasciare testimonianza delle barbàrie. Tutto questo succedette a Cefalonia; e a Corfù? I superstiti seguirono la stessa sorte dei compagni di Cefalonia.

Alcune località e cifre degli aborritòri tedeschi:

  • Troianata: 631 trucidati,
  • Francata: 461 trucidati,
  • Farsa: 200 trucidati,
  • Kuruklata: 300 trucidati,
  • Santa Barbara: 36 trucidati,
  • Procopata: 148 trucidati,
  • Kardakata:114 trucidati,
  • San Teodoro: 136 ufficiali trucidati.

È necessario distinguere tra:

  • 200 perdite avvenute durante i combattimenti dal 15 al 22 settembre 1943,
  • 300 perdite avvenute dal 24 al 28 settembre a titolo di “rappresaglia” sui militari prigionieri;
  • perdite avvenute in mare nei mesi successivi a causa dell’affondamento di alcune navi che trasportavano i prigionieri in Grecia, tra cui  la motonave Ardena, Rosselli, Margherita. Muoiono nei sinistri 3.116 militari molti dei quali della Divisione Acqui;
  • perdite avvenute in prigionia nei campi di concentramento tedeschi e territori occupati.

I sopravvissuti, circa 4.000, vennero ammucchiati nel Campo di concentramento della vecchia caserma “Mussolini” dove rimasero per giorni senza cibo e senza acqua, dormendo all’aperto, sdraiati per terra, nel grande cortile di circa 1.500 metri quadri! Per la fame insopportabile, alcuni si diedero alla caccia di topi. I Tedeschi inflissero ai Prigionieri le più indescrivibili umiliazioni e privazioni.

Il 1° novembre 1943 (e solo quel giorno), per miracolo, furono trattati da umani, ed inviarono in Italia le missive dei nostri papà, dei nostri nonni, dei nostri zii.  Ultimamente ho recuperato cinque di queste che condivido con Voi:

Fronte e  retro di busta con lettera, manoscritta il 15.10.43 dal fante Erminio FUSARI, prigioniero nel Campo di concentramento Carcere di Argostoli dislocato a Cefalonia, inoltrata il 1° novembre 1943 dalla feldpost per Milano

Carissimi genitori, dopo un periodo invio queste righe facendovi sapere che mi trovo in ottima salute. Saluti, baci chi vi ricorda. Vostro figlio Renzo. Saluti parenti e nipoti.

Fronte e retro di busta manoscritta il 15.10.43 dal soldato Renzo SALA nacque nel 1922 a Novi di Modena,era inquadrato nel 317° Reggimento Fanteria,  prigioniero nel Campo di concentramento caserma Mussolini dislocato a Cefalonia, inoltrata il 1° novembre 1943 dalla feldpost per Novi di Modena, timbro di arrivo il 28.11.43

Franchigia manoscritta il 15.10.43 da Francesco COLOMBO, prigioniero nel Campo di concentramento caserma Mussolini dislocato a Cefalonia , inoltrata il 1° novembre 1943 dalla feldpost, per Inzago (Milano)

Carissimi genitori, io sto bene, così spero di voi e in famiglia, saluti e baci vostro figlio Francesco. Arrivederci presto, ciao.

Fronte e retro di busta manoscritta dal soldato Delmino ZASSANELLA, prigioniero nel Campo di concentramento caserma Mussolini dislocato a Cefalonia, inoltrata il 1° novembre 1943 dalla feldpost,  per Casalmaggiore (Cremona)

Franchigia manoscritta il 14.10.43 dall’artigliere Nicola SIFARELLI, nacque a Bari, prigioniero nel Campo di concentramento caserma Mussolini dislocato a Cefalonia, inoltrata il 1° novembre 1943 dalla feldpost, per Bari, timbro di arrivo il 5.6.1944

Miei cari, felicemente vi dico che sto bene, lo stesso mi auguro di voi. Mamma, dai per me un bacione a Ninetta. Coraggio. Baci cari, Nicolino.

 Due righe, poche parole semplici. Parole che toccano l’anima e provocano emozioni intense.

 Nota: Informo i familiari di questi sfortunati Ragazzi che le missive sopra pubblicate saranno ben conservate insieme ad altra corrispondenza e destinate ad un Museo. Secondo il mio modesto parere, rappresentano documenti di eccezionale importanza da un punto di vista Storico Culturale e quindi appartengono all’Umanità.

LA DIVISIONE “ACQUI” DISSE NO AL NAZISMO – Vitoronzo Pastore

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