Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Casamassima

Storia dell’A. N. C. R. Sez. di Casamassima – Vitoronzo Pastore

Cronistoria dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Sezione di Casamassima

Lettera protocollata

Casamassima, 5 settembre 2016

Al Sig. Sindaco del Comune di Casamassima

Dott. Vito CESSA

È il caso di presentare brevemente la storia dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (ANCR), oggi poco nota ai più, anzi da molti erroneamente ritenuta scomparsa e ancor peggio, inadatta alle esigenze di questa società.

Nasce nel 1919 come Associazione Nazionale Combattenti. Nel 1923 diventò ente morale e nel 1927 al congresso di Assisi interruppe i rapporti con il regime fascista.

L’Associazione non muore ma viene inglobata nel sistema di controllo sociale messo in pratica dal regime; cambia lo statuto e gli organi, da elettivi furono nominati d’autorità, dall’alto; questo riguarda sia tutte le nomine sia tutte le cariche, comprese quella del presidente di sezione e dei consigli direttivi. Esempio: i podestà (i sindaci di oggi), d’autorità conferitagli dal Partito Nazionale Fascista, nominavano presidenti e direttivi insediando le proprie sedi nel demanio comunale.

Dal 1948, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, si aggiunse a “Combattenti” la definizione di “Reduci”. Anche da questo cambiamento derivò un travaglio particolare, perché con “Reduci” si vollero includere, all’interno dell’Associazione, anche i combattenti della Seconda Guerra Mondiale: sia i combattenti dal 1940 al 1943, sia quelli dal 1943 al 1945, con l’esclusione di coloro che avevano combattuto nelle file della Repubblica Sociale Italiana. Vennero compresi anche i partigiani. Nacquero Sezioni in quasi tutti i comuni italiani, dai più piccoli ai più grandi con la presenza di più Sezioni nelle grandi città. Centinaia furono gli iscritti per ogni Sezione, collocati nelle strutture demaniali.

Nel  2013  cambia lo Statuto, alle cariche sono accessibili anche i soci non combattenti. Conquista raggiunta dopo un lunghissimo cammino di discussione per permettere all’Associazione di restare in vita. È chiaro che questo cambio generazionale, anche ai vertici, nonostante sia arrivato molto tardi, ha ridefinito moltissime delle funzioni dell’Associazione; implicando anche un cambio di destinazione, perché da Associazione a carattere prevalentemente assistenziale, di assistenza in senso lato ai combattenti (come si  qualificò sin dal suo sorgere nel 1919), è stata trasformata oggi in un’Associazione prettamente culturale con i seguenti scopi:

  • Il culto della Patria;
  • La glorificazione dei caduti in guerra, nei campi di prigionia e di internamento, e la perpetuazione della loro memoria;
  • La difesa dell’unità e dei valori della Nazione e della Costituzione Repubblicana;
  • L’affermazione della giustizia e del mantenimento della pace tra i popoli, il consolidamento dei vincoli di fraternità fra tutti i popoli;
  • La partecipazione attiva alla risoluzione dei problemi sociali;
  • La promozione di tutte le iniziative atte a difendere e ad realizzare tra gli associati, i cittadini ed in particolare i giovani, i principi di una concreta operante solidarietà nazionale;
  • La ricerca e la documentazione “culturale” e storica sul combattente italiano ed i valori che l’hanno ispirato e la conseguente “divulgazione” al fine di facilitarne la conoscenza da parte delle nuove generazioni.

Nel nostro paese è in corso una ricerca storica per ripercorrere le origini dell’istituzione dell’ANCR. La data conosciuta è il 1946 ma potrebbe risalire anche a tempi precedenti.

I miei ricordi dei primi anni del 1950

 Per la stragrande maggioranza dei “Reduci”, le giornate erano dedicate alla decorosa sopravvivenza, nel senso che ci si accontentava di poco per andare avanti e si lavorava per il sostentamento della famiglia. Dominava il lavoro agricolo dall’alba al tramonto nelle terre di ricchi proprietari terreni del tempo. Ognuno di essi  veniva chiamato “ù patrune” e quando li incontravi per strada era abitudine togliersi il cappello per rispetto acquisito.

Durante le giornate di pioggia il lavoro nei campi non era garantito per quei braccianti giornalieri che rimanevano sull’uscio di casa a guardare il cielo per scrutare le previsioni meteo delle ore successive e del giorno dopo.

Era durante quei pomeriggi forzatamente senza lavoro che mio padre mi portava con sé alla sede della Sezione dell’ANCR di Casamassima. Era ubicata in via Stazione e all’entrata si veniva avvolti da una nube intensa di fumo delle sigarette. Al centro del muro frontale dominava il tricolore. Si vedevano persone sedute intorno a tavoli quadrati, chi giocava a carte e chi parlamentava. Ai quattro angoli della grande stanza c’erano le sputacchiere, mentre sulla parete destra c’erano due porte, una grande e una piccola. La porta grande dava accesso a una stanza adibita a ufficio dove si trovavano un tavolo rettangolare, sedie, quadri, fotografie, un armadio a vetro con libri e documenti cartacei. Venivo affascinato dalla presenza di una macchina da scrivere di colore nera: a ogni tasto corrispondeva una lettera dell’alfabeto che, non appena sfiorato da un mio dito, arrivava senza preavviso una smanacciata al sedere. “Non toccare”! Era il rimprovero di mio padre o di altra persona lì vicino. L’altra porticina conduceva a uno stanzino adibito a bagno dove era ubicata una “tazza” a pavimento, alla parete un chiodo che teneva insieme pezzettini di carta. In alto una fessura che dava sull’esterno.

Il direttivo dell’ANCR, come tutti i direttivi sezionali italiani, espletava numerose pratiche, sia di tipo amministrativo che d’informazione. La memoria storica consente di stabilire che agli esordi,  alla Sezione di Casamassima venne offerta come sede un locale molto piccolo con una capacità di accogliere una trentina di persone in posizione eretta. Alla prima riunione i reduci ed i combattenti, che erano numerosissimi, si sentirono umiliati e si rividero in quei carri bestiame diretti verso i campi di concentramento tedeschi. Guardandosi in faccia si sentirono ferocemente umiliati ed intervennero risolutamente mandando a quel paese il Sindaco di allora e stabilendo un’autotassazione per pagare un affitto per stabilirsi in una sede decentemente spaziosa e ben aerata,  soddisfando  i bisogni primari ed elementari degli associati.

La memoria racconta ancora che la Sezione di Casamassima si sentiva penalizzata nei confronti delle Sezioni comunali limitrofe, come ad esempio la sede della Sezione del piccolo comune di Cellamare era ubicata in un locale gratuito del demanio comunale e con sdegno rimproverava al comune di Casamassima il pesante deficit economico sopportato per l’affitto.

Nel frattempo passano gli anni per tutti, presidenti di Sezione e Sindaci compresi, tuttavia permane il ruolo sociale della Sezione di Casamassima e la sua importante sopravvivenza storica. Verso la metà del 1990 la situazione finanziaria diventò insostenibile a causa della sempre crescente diminuzione naturale dei soci. La Sezione allora si rivolse al Sindaco facendo presente che in quegli ultimi anni erano nate a Casamassima diverse Associazioni e che avevano ottenuto gratuitamente locali  di proprietà del demanio comunale casamassimese. Addirittura, l’Ente comunale pagava la bolletta dell’Enel e dell’acqua e prosegue tutt’oggi. Il direttivo dell’ANCR chiese spiegazioni in merito ai continui dinieghi per l’assegnazione di una sede, durati addirittura un cinquantennio, una specie di “diritto” sospeso in funzione di una sorta di attesa “politicante” in relazione ai bisogni più o meno convenienti dei politici di turno. Nel senso che le cose vengono realizzate solo se convenienti ai politicanti e non alla società. Fu a quel punto che, vistosi con le spalle al muro, il Comune, nella persona del sindaco, accettò come soluzione di elargire il solo fitto del locale.

Ogni anno i sindaci e i commissari prefettizi che si sono avvicendati al comune di Casamassima, puntualmente, anche se in maniera altalenante, propria del politichese, si sono prodigati per pagare l’affitto annuale in un’unica soluzione nei primi mesi dell’anno.

la lettera prosegue con altro articolo: Grazie Dott. Vito CESSA della “sventolata” Cultura

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