2a Guerra mondiale

Vincenzo TROPEPE di Bari (Russia) – Vitoronzo Pastore

Corrispondenza del maresciallo maggiore Vincenzo TROPEPE

Era inquadrato nella Direzione Sanità dell’Intendenza 8ª Armata

Franchigia illustrata “Bassorilievi Romani”, manoscritta dal tenente medico Giuseppe Spadaro dell’Ospedale Militare di Bari e inoltrata il 6.10.42  dall’Ufficio P. M. 3450 dislocato a Bari, per P. M. 102

Manoscritta il 23.10.42, inoltrata lo stesso giorno dall’Ufficio dislocato a Voroscilovgrad, per Bari

Mia cara Angelina, ti comunico che sto bene, spero che anche tu e figlioli godete ottima salute. Dopo la lettera che mi hai scritto il giorno 8 non ho ricevuto altro fino a questo momento. Mia cara, vorrei essere più forte per non pensare tanto alla famiglia, ma se alla lontananza si aggiunge anche la mancata corrispondenza diventa uno scoraggiamento morale e spirituale. Non capisco, da Bologna a qui ho impiegato 7 giorni, mentre la posta, che per noi è un sollievo, impiega 15-20 giorni. Il ritardo della posta non mi rassegna. La posta aerea può essere abbandonata più dell’ordinaria; telegrammi non se ne fanno, per ora, e quindi attendiamo la volontà del Signore, baci cari, tuo Vincenzo.

Biglietto per via aerea affrancata con c. 50 p.a. “Pegaso”, manoscritto il 26.10.42 e inoltrato il  28.10.42 dall’Ufficio dislocato a Voroscilovgrad, per Bari, timbro di arrivo il 6.11.42.

Mia cara Angelina,  sto bene, spero anche tu e figlioli godete ottima salute. Ieri ti ho risposto alla lettera del 20 corrente, spero che l’avrai ricevuta presto, perché qui l’unico conforto è la corrispondenza dei propri cari. Mia cara, recando le mie abitudini ed il mio temperamento quale conforto potrei avere all’infuori delle tue notizie? Qui ve ne sono parecchi con moglie e figli, ma la lontananza non gli fa impressione perché loro pensano di non perdere le occasioni per divertirsi.  Pur conservando il mio sacro ideale cercherò crearmi una persuasione morale e spirituale tale da poter sopportare tutti gli ostacoli e vincere la solitudine. Pazienza ormai sappiamo bene che l’anno 1942 per me è stato un anno cruciale, non ho passato un giorno tranquillo, sempre pensieri e preoccupazioni. Spero Iddio mi voglia proteggere dai pericoli e l’anno 1943 sia benedetto e che verrà portarci buona fortuna e che presto ritorneremo vittoriosi alle nostre famiglie. Mi raccomando sii buona e calma. Chiudo col baciarti fortemente tuo Vincenzo. Bacio Pino Franco e Silvio e gli dirai a loro che sono dispiaciuto che nessuno dei tre mi ha scritto ancora. Ciao.

Manoscritto il 17.12.42 e inoltrato il giorno dopo dall’Ufficio dislocato a Voroscilovgrad, per Bari, timbro di arrivo il 2.1.4

Mia cara Angelina, oggi ho ricevuto due tue lettere una del 6 ed una del 7 corrente. Sono molto contento nel leggerle che state tutti bene, come lo stesso posso assicurarvi di me.. Nelle lettere ho trovato le figurine di San Nicola che ho tanto gradito e che conserverò quale mio santo protettore. Io però  ne tenevo una bella grande che tengo sul mio tavolo che prima di partire me l’aveva dato Silvio. Ho ricevuto pure la tua foto che per me nel vederti così bella mi sono rianimato. Sono contento nel modo come ti esprimi tanto affezionata e tanto buona verso di me, questo è il mio conforto quando leggo le tue belle parole, parole non da poeta, ma parole dettate dal tuo cuore, semplici e  ingenue come una bambina; così  ti considero sempre, la mia bambina, mi comprendi? Sembra che siamo ritornati ai tempi di quando facevamo l’amore. Non ti dico poi la tua foto l’ho fatta vedere a molti fra cui famiglie e signorine, mi hanno detto che sei mia sorella perché dicono che ci rassomigliamo molto. Come vedi anche la natura ci ha voluto unire: due cuori fusi in uno solo. Mi dici che il giorno di San Nicola sei andata con mamma alla cattedrale per la devozione, sono contento che sei andata perché tu sai che io ci tengo, come saremmo andati insieme se c’ero anch’io, ma io di qui lo venero lo stesso e lui mi proteggerà e proteggerà anche a te e i nostri figli. Mi dici della boccettina, la boccettina l’ho trovata vuota in tasca e non capisco come; perché era chiusa bene, cerchi di mandarmene un’altra. Mi dici del figlio di zio Vituccio, ho capito cosa vuoi fare, io non appartengo più a quell’ambiente a quelli che io ho tanto favorito, ora si sono dimenticati, non importa, del resto i monti non s’incontrano, ma gli uomini sì, quindi non te la prendere, tutto passerà e ritornerà il bel sole. Baci ai nostri figli, bacioni a te, tuo Vincenzo.

TRASPORTI DISPACCI da e per la Russia – Vitoronzo Pastore

 

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