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Omaggio a Pietro Mascagni

OMAGGIO A PIETRO MASCAGNI NEL 150° ANNO DI NASCITA

 Pietro Mascagni nasce a Livorno il 7 dicembre 1863.

 Nel 1873 muore la madre, e Pietro, il più desideroso di apprendere tra i cinque figli, viene avviato agli studi ginnasiali. In seguito, il giovane che sogna di fare il compositore, affianca agli studi umanistici quelli musicali: studia pianoforte e canta come contralto nella Schola Cantorum della chiesa di San Benedetto e, tre anni dopo, intraprende studi musicali più regolari e diviene allievo di Alfredo Soffredini, fondatore dell’Istituto Musicale Livornese.

 Nel 1880 Mascagni compone le sue prime pagine sinfoniche e sacre, “Sinfonia in fa maggiore”, “Elegia” per soprano, violino e pianoforte, “Ave Maria” per soprano e pianoforte, “Pater Noster” per soprano e quintetto d’archi.

 Nel 1881 viene eseguita a Livorno la sua cantata “In filanda” a quattro voci soliste e a piena orchestra e scrive la cantata “Alla gioia” sul testo di Schiller tradotto da Andrea Maffei .

 Nel 1882 supera l’esame d’ammissione al Conservatorio di Milano, conosce l’ambiente artistico milanese, stringe amicizia con Giacomo Puccini, con Vittorio Gianfranceschi, ingegnere, appassionato conoscitore di musica, destinato a diventare suo fraterno amico per tutta la vita e frequenta il musicista Amilcare Ponchielli .

Nel 1890 “Cavalleria Rusticana” debutta al Teatro Costanzi di Roma ottenendo un clamoroso successo di pubblico che si rinnovò ben presto in molti teatri italiani e stranieri. come  “L’Amico Fritz”, l’anno dopo,

 Nel 1892, alla Pergola di Firenze, va in scena “I Rantzau” e nel 1895, alla Scala, si rappresenta “Guglielmo Ratcliff” tragedia in quattro atti di Heine, sul podio come direttore lo stesso Mascagni.

 Negli anni seguenti Mascagni, che nel frattempo è stato nominato direttore al Liceo Rossini di Pesaro dirige varie opere, e  concerti alla Scala, dirigendo per la prima volta in Italia, “la Patetica” di Tchajkovsky riscuotendo enorme successo.

 Nel 1900, in marzo, Mascagni è a Pietroburgo. A giugno dirige a Pesaro “La Gavotta delle Bambole” per orchestra d’archi. Il 9 agosto è invece sul podio al Pantheon di Roma per i solenni funerali del Re Umberto I.

Da concerto a concerto, Mascagni,  compone, dirige e rappresenta opere nei maggiori teatri d’Italia, d’Europa, negli Stati Uniti e nel Sud America.

Le Opere liriche 

 Cavalleria rusticana (17 maggio 1890 Teatro Costanzi, Roma), Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella di Giovanni Verga dallo stesso titolo

L’amico Fritz (31 ottobre 1891 Teatro Costanzi, Roma), libretto di P.Suardon (Nicola Daspuro)

I Rantzau (10 novembre 1892 Teatro La Pergola, Firenze), libretto di G. Targioni-Tozzetti e G.Menasci

Guglielmo Ratcliff (16 febbraio 1895 Teatro alla Scala, Milano) libretto Libretto di Heinrich Heine

Silvano (25 marzo 1895 Teatro alla Scala, Milano) libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti ;

Zanetto (2 marzo 1896 Liceo Musicale, Pesaro), Opera in un atto da Le Passant, di François Coppée

Iris (22 novembre 1898 Teatro Costanzi, Roma) libretto di Luigi Illica

Le maschere (17 gennaio 1901 Teatro Carlo Felice, Genova – Teatro Regio, Torino – Teatro alla Scala, Milano – Teatro La Fenice, Venezia – Teatro Filarmonico, Verona – Teatro Costanzi, Roma) libretto di Luigi Illica

Amica (16 marzo 1905, Monte Carlo), Poema drammatico di Paul Bérel

Isabeau (2 giugno 1911 Teatro Coliseo, Buenos Aires), libretto di Luigi Illica

Parisina (15 dicembre 1913 Teatro alla Scala, Milano), Opera in quattro atti di Gabriele d’Annunzio

Lodoletta (30 aprile 1917 Teatro Costanzi, Roma), libretto di Giovacchino Forzano

Si (13 dicembre 1919 Teatro Quirino, Roma) operetta, versi di Carlo Lombardo

Il piccolo Marat (2 maggio 1921 Teatro Costanzi, Roma), libretto di Giovacchino Forzano

Pinotta (23 marzo 1932 Casinò, Sanremo)  libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti

Nerone (16 gennaio 1935 Teatro alla Scala, Milano) con musica scritta tra il 1890 e il 1930 dalla “Commedia” di Pietro Cossa e quadri di Giovannini Tagioni-Tozzetti

CAVALLERIA RUSTICANA

 Trama dell’opera

Unico atto, ambientato in sicilia alla fine dell’800.

 All’alba della domenica di Pasqua Turiddu (tenore), figlio di Lucia (contralto) intona un canto malinconico (O Lola ch’hai di latti la cammisa) a Lola (mezzo soprano), la bella ragazza di cui si era perdutamente innamorato prima di partire militare e che, al suo ritorno, aveva trovato sposa del carrettiere Alfio (baritono). Turiddu, ancora innamorato di Lola, aveva cercato di dimenticarla con un’altra donna, Santuzza (soprano). Non vi fu nulla da fare purtroppo, e Turiddu, dopo avere sedotto Santuzza e avere promesso di sposarla, veniva “rapito” dalla gelosa Lola intrattenendo con questa relazioni amorose durante le lunghe assenze del marito.

Santuzza,  si reca a casa di Lucia, per parlare di Turiddu. Mamma Lucia, crede che il figlio sia andato a Francofonte a fare provvista di vino, e non sa che invece è in paese.

Sopraggiunge nel mentre Alfio, che intona un canto che esalta la bellezza del suo mestiere (Oh, che bel mestiere fare il carrettiere). Alfio chiede a mamma Lucia un bicchiere di vino Lucia afferma che non ha vino e che suo figlio si è recato nel paese vicino ad acquistarlo. Alfio allora soggiunge di avere visto Turiddu quella stessa mattina nei pressi di casa sua. Lucia viene fermata da Santuzza circa ulteriori spiegazioni e nel mentre passa la processione dei fedeli diretti in chiesa, e tutti intonano  intonano il canto del regina Coeli.

 Santuzza lo maledice per avere infranto la promessa delle nozze (A te la mala Pasqua! Spergiuro!) e rivela ad Alfio, appena sopraggiunto, l’infedeltà della moglie che riceve Turiddu in casa quando egli è al lavoro, e la sua disperazione per essere stata disonorata . Alfio incredulo minaccia di morte Santuzza in caso abbia raccontato una menzogna, diversamente il carrettiere si ripromette di vendicarsi entro la stessa giornata. Santuzza esca di scena e con la piazza vuota si odono le struggenti note dell’Intermezzo .

Al termine della messa uomini e donne escono di chiesa e Turiddu invita gli amici a bere (Viva il vino spumeggiante) e inneggia alla festa e alla bellezza di Lola. Sopraggiunge Alfio; che, invitato al brindisi, rifiuta sdegnato. Turiddu comprende il gesto di sfida e butta a terra il vino, le donne si ritirano spaventate. I rivali si abbracciano e Alfio morde l’orecchio a Turiddu, segno, nella tradizione siciliana, della sfida a duello. Turiddu si addossa la responsabilità dell’accaduto ma Alfio non lo perdona. I due si lasciano e Alfio soggiunge che attenderà Turiddu dietro l’orto. Turiddu ha un ultimo pensiero di pietà per Santuzza ed allora, fingendo di essere ebbro, dichiara di volere prendere una boccata d’aria. Prima di uscire raccomanda Santuzza alla madre alla quale poi chiede di essere benedetto . Subito dopo fugge via. Giunge Santuzza che in preda ad un presentimento fatale abbraccia Mamma Lucia, ignara del duello, angosciata e in preda ad un triste presentimento invano domanda spiegazioni delle sue parole e del suo comportamento; ella non riesce a trattenerlo. Giunge poco dopo un mormorio lontano, poi il grido delle donne: “Hanno ammazzato compare Turiddu” .

Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni (anche se Pinotta, rappresentata per la prima volta solo nel 1932, fu scritta antecedentemente, così come parte di Guglielmo Ratcliff, dato nel 1895) ed è certamente la più nota fra le sedici composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria rusticana, solo Iris e L’amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici). Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino a oggi. Venne rappresentata la Cavalleria Rusticana nel dicembre 1917 al Teatro Reale di Madrid con grande successo.Luigi Rossi Morelli rappresentò Alfio, il carrettiere. Basti pensare che ai tempi della morte di Mascagni, avvenuta nel 1945, l’opera era già stata rappresentata più di quattordicimila volte solo in Italia.

Nel 1888  l’editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera.

I partecipanti dovevano scrivere un’opera in un unico atto, e le tre migliori produzioni (selezionate da una giuria composta da cinque importanti musicisti e critici italiani) sarebbero state rappresentate a Roma a spese dello stesso Sonzogno.

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